giovedì 10 aprile 2014

Mervicate

Mervicate è il posto in cui vivo. A Mervicate ci sono tante belle cose.


C’è il parco pubblico dove ti siedi con le amiche su una panchina al sole, inizi a chiacchierare e fino a sera non hai la più pallida idea di cosa stiano facendo i tuoi figli. Ogni tanto ti guardi intorno, ne vedi uno con un bastone in mano, e fai finta di niente.
C’è la biblioteca con il suo castello colorato di cartapesta. Ottimo rifugio per grandi e piccini nelle giornate troppo fredde o troppo calde.
Ci sono i panettieri. Uno a ogni angolo, e ognuno più caro di un gioielliere.
Ci sono le Grigne, sullo sfondo. Belle in ogni stagione. E il Resegone, più a destra.
C’è il ponte romano, non romanico, ro-ma-no!.
C’è il mercato del venerdì. E non fa niente se dopo rimane puzza di pesce.
C’è il vigile che parcheggia la macchina sulle strisce pedonali per far prima a prendere la bambina a scuola. Tutti se ne accorgono, nessuno dice niente. E l’indomani lo stesso vigile ti dà la multa perché hai parcheggiato esattamente dove aveva parcheggiato lui.
C’è la piazza progettata da Mario Botta. E a nessuno gliene importa.
C’è il negozio di scarpe più costoso del mondo. Frequentatissimo, anche se le scarpe che vedi in vetrina poi non le vedi ai piedi di nessuno.
Ci sono gli anziani. Che nella piazza passano il tempo a guardar torvo i ragazzini che giocano a pallone.
C’è il bar. Quello nuovo in cui ti siedi e ti sembra di essere a Praga, o in qualsiasi altra capitale europea. Ma poi esci e la merceria all’angolo ti rimette brutalmente i piedi per terra.
Ci sono le chiese. Tre in pochi metri quadrati. Le banche. Che non riesco nemmeno a contare. Le agenzie immobiliari. Che spuntano come funghi. I fruttivendoli. Belli, buoni e bravi.
E, infine, c'è il bidello che prende in braccio le bambine. Anzi no, non c'è più, accidenti.

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