sabato 30 novembre 2013

La vita di Adele

Ho visto “La vita di Adele” con mio marito. Ne abbiamo discusso un sacco. Alla fine del film quando sullo schermo scorrevano i titoli di coda, mentre camminavamo di notte per le strade di Milano; poi in macchina verso casa, prima di addormentarci, appena svegli al mattino, e infine per tutta la giornata. Davvero un sacco. Ci capita spesso di discutere un sacco, e non so se rallegrarmene o meno. A quali conclusioni siamo giunti? In breve: il film è splendido, emozionante nella sua semplicità, interpretato da dio… fin qui entrambi d’accordo, ma – e adesso parlo/scrivo per me, solo per me – io lo vieterei non ai minori di quattordici anni, bensì ai maschi. Perché? Perché sono immaturi ed egocentrici. A mio parere le scene – strabelle! - di sesso esplicito tra donne li distrarrebbero un casino, si fermerebbero lì con la bavetta alla bocca, e perderebbero il senso, la poesia e l’essenza del film. Non tutti, è ovvio, ma molti. Mio marito – che annovero tra i “non tutti” - mi ha tacciato di becero femminismo. Boh, avrà ragione. Ma questo è quello che penso. E quindi lo scrivo.
 
 

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